Attività probiotiche
Le attività probiotiche manifestate dai microrganismi, e dai prodotti fermentati con questi ottenuti, sono diverse e quelle che oggi vengono considerate, si possono suddividere in due sezioni, a seconda del grado di consenso raggiunto dalla comunità scientifica internazionale. La schematizzazione che segue indica che alcune attività sono certe in quanto scientificamente dimostrate, altre, cioè quelle possibili, sono attualmente in corso di dimostrazione.
A titolo informativo, prendendo il materiale dalla letteratura disponibile, si forniscono alcuni specifici richiami.
Maldigestione del lattosio
La possibilità di ingerire lattosio senza nessun effetto negativo anche da parte di chi è intollerante a questo zucchero è legata all'attività probiotica dei latti fermentati.
I latti fermentati si sono dimostrati degli efficaci veicoli per consentire agli individui che mal digeriscono il lattosio di inserire nella propria alimentazione prodotti derivati dal latte. I latti fermentati contengono una quantità di lattosio sufficiente a creare i classici sintomi della maldigestione nei soggetti sensibili, dato che solo il 20-30% del lattosio contenuto nel latte viene convertito ad acido lattico durante il processo difermentazione ma l'accumulo di lattasi che si raggiunge in questi prodotti è sufficiente per garantire la digestione del lattosio residuo.
Il meccanismo alla base della tollerabilità del lattosio residuo è stato chiarito da una serie di studi ed è risultato essere complesso e multifattoriale. Un fattore importante, ad esempio, è rappresentato dal tempo di transito oro-cecale, più lento per i prodotti fermentati rispetto a quello del latte, il che concede alla beta-galattosidasi intestinale, presente a bassi livelli negli individui intolleranti, un maggior tempo di azione. Questo rallentamento aumenta anche le possibilità di idrolisi del lattosio da parte delle beta-galattosidasi batteriche, cioè degli enzimi contenuti nei latti-fermentati.Attualmente sono in corso ricerche per la selezione di ceppi dotati di beta-galattosidasi particolarmente adatti ad esplicare la loro attività idrolitica nelle condizioni intestinali, e quindi potenziare l'attività protettiva nei confronti degli individui sensibili.
Azione anti-diarrea
Benché si ritenga comunemente che i fermenti lattici svolgano un'azione anti-diarroica, questo tipo di attività non è stato ancora dimostrato in modo tale da suscitare un generale consenso nel mondo scientifico (2, 6, 8,26, 37, 48).
Non è infatti sufficientemente chiaro se esiste una diretta azione favorevole dei batteri lattici in presenza di patologie gastrointestinali, che possono avere origine batterica ma anche virale.Esperimenti condotti in vitro, ma che non hanno ancora ricevuto conferma in vivo, per dimostrare l'attività di inibizione dei patogeni da parte dei batteri lattici, hanno portato ad accumulare una buona serie di evidenze positive; alcuni ceppi possono esercitare azioni dirette a ridurre l'attività dei batteri patogeni. Queste evidenze provengono, per la maggior parte, dalla caratterizzazione di sostanze antibatteriche del tipo delle batteriocine, la cui produzione è ormai un fatto ben accertato nel genere Lactobacillus e, in minor misura, nei bifidobatteri.
Se l'attività terapeutica dei latti fermentati non è ancora chiaramente dimostrata (14), l'azione preventiva e quella di aiuto ad un più veloce recupero dall'infezione gastrointestinale, sembrano avere più solide evidenze scientifiche. E' stato suggerito che il meccanismo di azione possa essere una stimolazione del sistema immunitario di mucosa, piuttosto che una diretta azione antagonista dei batteri lattici (45).
Una minor durata degli episodi diarroici, specialmente nei bambini, è stata inoltre segnalata da diversi Autori, che hanno evidenziato effetti positivi anche in casi dovuti a rotavirus, tanto che il consumo di latti fermentati è stato consigliato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità proprio nel caso di diarrea infantile. In vitro è stato anche dimostrato come ceppi probiotici capaci di aderire a cellule intestinali impediscano la successiva adesione di ceppi patogeni (39). Questa capacità è stata ipotizzata potersi manifestare anche in vivo, contribuendo così al fenomeno della resistenza alla colonizzazione.
Quantità di batteri lattici probiotici necessarie per ottenere una temporanea colonizzazione intestinale E' impossibile poter fornire su questo punto una indicazione precisa perché sono molti i fattori che influenzano la colonizzazione del tratto alimentare dell'uomo da parte dei batteri probiotici.
I principali fattori influenti che si possono richiamare sono:
· la specie di microrganismo impiegato;
· le caratteristiche probiotiche del ceppo scelto;
· lo stato di vitalità del ceppo al momento del suo utilizzo;
· il tipo di probiotica o prebiotica alimentare seguita;
· il regime alimentare del consumatore;
Comunque da un punto di vista generale, sulla base della recente letteratura, si può ritenere, per ceppi di riconosciuta capacità colonizzante, che la quantità sufficiente per ottenere una temporanea colonizzazione sia non meno di 10 9 cellule vive per giorno per persona adulta. Per un latte fermentato probiotico potrebbe essere accettato che alla scadenza la concentrazione in batteri lattici probiotici vivi sia non meno di 10 7 /grammo. Si può indicare che per mantenere equilibri microbici a livello intestinale e contribuire ad uno stato di benessere generale, occorre che il consumatore ingerisca con alimenti probiotici almeno 10 9 cellule vive per giorno. Sperimentalmente è stato dimostrato che la concentrazione di probiotici di 10 5 /gr non è sufficiente per ottenere colonizzazione. Una concentrazione di 10 6 /gr è da considerarsi ad effetto dubbio.
I microrganismi probiotici con la principale rappresentanza di batteri lattici e bifidobatteri, per le attività che sono in grado di manifestare, non possono essere utilizzati con finalità terapeutiche.
[fonte: www.luigigallo.it]
Meccanismo di azione | Effetto | |
Attività scientificamente dimostrate | Idrolisi del lattosio | Migliora la digeribilità del lattosio nei soggetti sensibili |
Colonizzazione | Ripristino di adeguati livelli di flora intestinale lattica Inserimento di ceppi ben caratterizzati nella flora intestinale | |
Stimolazione del sistema immunitario | Aumento della capacità di "barriera" contro i patogeni | |
Attività in fase di valutazione | Azione anti-diarrea | Riduzione dei tempi di recupero |
Azione di inibizione dei batteri patogeni | Coadiuvante nel trattamento delle diarree croniche |
A titolo informativo, prendendo il materiale dalla letteratura disponibile, si forniscono alcuni specifici richiami.
Maldigestione del lattosio
La possibilità di ingerire lattosio senza nessun effetto negativo anche da parte di chi è intollerante a questo zucchero è legata all'attività probiotica dei latti fermentati.
I latti fermentati si sono dimostrati degli efficaci veicoli per consentire agli individui che mal digeriscono il lattosio di inserire nella propria alimentazione prodotti derivati dal latte. I latti fermentati contengono una quantità di lattosio sufficiente a creare i classici sintomi della maldigestione nei soggetti sensibili, dato che solo il 20-30% del lattosio contenuto nel latte viene convertito ad acido lattico durante il processo difermentazione ma l'accumulo di lattasi che si raggiunge in questi prodotti è sufficiente per garantire la digestione del lattosio residuo.
Il meccanismo alla base della tollerabilità del lattosio residuo è stato chiarito da una serie di studi ed è risultato essere complesso e multifattoriale. Un fattore importante, ad esempio, è rappresentato dal tempo di transito oro-cecale, più lento per i prodotti fermentati rispetto a quello del latte, il che concede alla beta-galattosidasi intestinale, presente a bassi livelli negli individui intolleranti, un maggior tempo di azione. Questo rallentamento aumenta anche le possibilità di idrolisi del lattosio da parte delle beta-galattosidasi batteriche, cioè degli enzimi contenuti nei latti-fermentati.Attualmente sono in corso ricerche per la selezione di ceppi dotati di beta-galattosidasi particolarmente adatti ad esplicare la loro attività idrolitica nelle condizioni intestinali, e quindi potenziare l'attività protettiva nei confronti degli individui sensibili.
Azione anti-diarrea
Benché si ritenga comunemente che i fermenti lattici svolgano un'azione anti-diarroica, questo tipo di attività non è stato ancora dimostrato in modo tale da suscitare un generale consenso nel mondo scientifico (2, 6, 8,26, 37, 48).
Non è infatti sufficientemente chiaro se esiste una diretta azione favorevole dei batteri lattici in presenza di patologie gastrointestinali, che possono avere origine batterica ma anche virale.Esperimenti condotti in vitro, ma che non hanno ancora ricevuto conferma in vivo, per dimostrare l'attività di inibizione dei patogeni da parte dei batteri lattici, hanno portato ad accumulare una buona serie di evidenze positive; alcuni ceppi possono esercitare azioni dirette a ridurre l'attività dei batteri patogeni. Queste evidenze provengono, per la maggior parte, dalla caratterizzazione di sostanze antibatteriche del tipo delle batteriocine, la cui produzione è ormai un fatto ben accertato nel genere Lactobacillus e, in minor misura, nei bifidobatteri.
Se l'attività terapeutica dei latti fermentati non è ancora chiaramente dimostrata (14), l'azione preventiva e quella di aiuto ad un più veloce recupero dall'infezione gastrointestinale, sembrano avere più solide evidenze scientifiche. E' stato suggerito che il meccanismo di azione possa essere una stimolazione del sistema immunitario di mucosa, piuttosto che una diretta azione antagonista dei batteri lattici (45).
Una minor durata degli episodi diarroici, specialmente nei bambini, è stata inoltre segnalata da diversi Autori, che hanno evidenziato effetti positivi anche in casi dovuti a rotavirus, tanto che il consumo di latti fermentati è stato consigliato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità proprio nel caso di diarrea infantile. In vitro è stato anche dimostrato come ceppi probiotici capaci di aderire a cellule intestinali impediscano la successiva adesione di ceppi patogeni (39). Questa capacità è stata ipotizzata potersi manifestare anche in vivo, contribuendo così al fenomeno della resistenza alla colonizzazione.
Quantità di batteri lattici probiotici necessarie per ottenere una temporanea colonizzazione intestinale E' impossibile poter fornire su questo punto una indicazione precisa perché sono molti i fattori che influenzano la colonizzazione del tratto alimentare dell'uomo da parte dei batteri probiotici.
I principali fattori influenti che si possono richiamare sono:
· la specie di microrganismo impiegato;
· le caratteristiche probiotiche del ceppo scelto;
· lo stato di vitalità del ceppo al momento del suo utilizzo;
· il tipo di probiotica o prebiotica alimentare seguita;
· il regime alimentare del consumatore;
Comunque da un punto di vista generale, sulla base della recente letteratura, si può ritenere, per ceppi di riconosciuta capacità colonizzante, che la quantità sufficiente per ottenere una temporanea colonizzazione sia non meno di 10 9 cellule vive per giorno per persona adulta. Per un latte fermentato probiotico potrebbe essere accettato che alla scadenza la concentrazione in batteri lattici probiotici vivi sia non meno di 10 7 /grammo. Si può indicare che per mantenere equilibri microbici a livello intestinale e contribuire ad uno stato di benessere generale, occorre che il consumatore ingerisca con alimenti probiotici almeno 10 9 cellule vive per giorno. Sperimentalmente è stato dimostrato che la concentrazione di probiotici di 10 5 /gr non è sufficiente per ottenere colonizzazione. Una concentrazione di 10 6 /gr è da considerarsi ad effetto dubbio.
I microrganismi probiotici con la principale rappresentanza di batteri lattici e bifidobatteri, per le attività che sono in grado di manifestare, non possono essere utilizzati con finalità terapeutiche.
[fonte: www.luigigallo.it]